Arriva Francesco Piccolo. È il vincitore 2014. “Bello oggi non essere candidato, eh?”. “Sì sì” conferma felice di non avere l’ansia della gara. Poi arriva Niccolò Ammaniti, vincitore 2007. Stefano Petrocchi, regista del Premio Strega e direttore della Fondazione Bellonci, li nota insieme e li fotografa. Con un tweet segnala che “Piccolo e Ammaniti si rincontrano a casa Bellonci”, la casa romana dove Maria e Goffredo hanno gestito un’infinità di edizioni del riconoscimento letterario più ambito, simbolo della cultura nazionale e inevitabilmente fonte di polemiche.

Ma quest’anno, con l’edizione numero 70, le polemiche latitano (almeno finora). La sera di mercoledì 15 giugno 2016, quando si vota per la cinquina finalista, gli animi sono distesi per quanto riguarda il Premio: la gara è molto combattuta ma senza esagerazioni velenose.

In compenso gli animi sono meno distesi su altri fronti: dai destini dell’editoria a quelli della capitale a quattro giorni dal ballottaggio fra Virginia Raggi e Roberto Giachetti per l’elezione del sindaco. “Il voto mi preoccupa” si sente infatti ripetere a proposito della capitale, nell’ingresso come nello studio al centro dell’appartamento o su un balcone.

Ma questo non cancella, durante le operazioni di voto con la scheda di carta preferita all’on line, le tante preoccupazioni degli editori in lizza, forse superiori perfino a quelle degli stessi scrittori candidati, sulla possibilità di entrare nella cinquina finalista. Così si intrecciano le previsioni “mai come questa volta ardue”, viene detto. Sono loro a tenere banco, mentre il ministro dei beni culturali Dario Franceschini esprime le sue tre preferenze in qualità di componente degli Amici della domenica, il gruppo dei giurati nati con la frequentazione di casa Bellonci.

Io voto poco dopo di lui. Per non mostrare la scheda quasi mi appoggio sulla grande libreria accanto al tavolo dove è allestito il seggio. Attenzione: quei libri sono storia. La storia speciale che continua con la settantesima edizione. Il Premio Strega cammina con l’Italia.

La prova di questo legame, ammesso che serva, viene fuori con l’esito dello scrutinio. Al primo posto “La scuola cattolica” di Edoardo Albinati, pubblicato da Rizzoli. Al secondo posto “L’uomo del futuro” di Eraldo Affinati (Mondadori) che conduce come indicato dal sottotitolo “sulle strade di don Lorenzo Milani”, creatore della scuola popolare di Barbiana. Seguono Vìttorio Sermonti, Giordano Meacci e Elena Stancanelli.

Irrompono dunque nella cinquina due libri che, certamente in modo molto diverso, hanno la scuola al centro, pur non occupandosi ovviamente del suo funzionamento. Accade nel 2016. Non accadeva negli anni scorsi. Sembra davvero un segnale di un cambiamento in corso, di un’attenzione nuova per l’istruzione.

Fra l’altro la Fondazione Bellonci, presieduta dal linguista Tullio De Mauro, tiene molto al rapporto con le scuole. Quarantotto ore prima della scelta della cinquina, lunedì 13 giugno, nella Sala Regina di Montecitorio 500 studenti lettori di 50 licei e istituti tecnici di tutta Italia hanno assegnato il Premio Strega Giovani a Rossana Campo per “Dove troverete un altro padre come il mio” edito da Ponte alle Grazie. In questo modo hanno espresso un voto collettivo per la cinquina. I ragazzi hanno letto le loro recensioni alla presenza della presidente della Camera Laura Boldrini e di Dacia Maraini, vincitrice 1999.

Nell’anno dell’acquisizione della Rizzoli da parte della Mondadori, alle spalle del colosso dominante con Sermonti c’è la Garzanti, con Meacci spicca Minimum Fax (solo una volta in precedenza in cinquina con Valeria Parrella nel 2005) e spunta la neonata Nave di Teseo con la Stancanelli.

Ma la serata della cinquina è anche la serata degli addii. Escono di scena i sette concorrenti non ammessi alla fase finale: Antonio Moresco, Raffaella Romagnolo, Rossana Campo, Paolo Malaguti, Simona Lo Iacono, Demetrio Paolin e Luciano Funetta. In dosi differenti, anche fra i più felici di aver comunque disputato la partita sotto sotto la delusione c’è. E loro non sono i soli a provarla.

Circa un’ora dopo lo spoglio anche lo scrittore Fulvio Abbate depone le armi, ovvero il cellulare utilizzato per il suo frizzante videoracconto in diretta della serata. Quando lo saluto mi anticipa i ravvicinati sfracelli politici previsti da lui.

Lasciando Casa Bellonci si consumano le ultime valutazioni. I finalisti già pensano alle prossime mosse. La loro campagna elettorale dura fino a venerdì 8 luglio, quando all’Auditorium Parco della Musica viene proclamato il vincitore numero 70.

Foto di Giovanni Currado Agr – Da sinistra Elena Stancanelli, Eraldo Affinati, Roberto Ippolito, Edoardo Albinati, Giordano Meacci e Vìttorio Sermonti.