ignoranti copertina

E tre. Il libro di Roberto Ippolito “Ignoranti”, pubblicato da Chiarelettere, taglia in velocità un altro traguardo. È già alla terza edizione. La casa editrice annuncia la nuova ristampa. Questa si è resa necessaria vista la grande richiesta.

Chiarelettere lo comunica mentre si moltiplicano gli incontri in tutta Italia. Roberto Ippolito presenta “Ignoranti” alle 18.30 di venerdì 22 marzo al Museo del Sannio di Benevento. Nella stessa città, la mattina dopo, appuntamento con gli studenti del liceo scientifico Rummo. E la sera di sabato 23 partecipazione nella Casa del Popolo di Torpignattara a Roma a “Liberiamoci”, rassegna dell’editoria libera e indipendente.

Sul sito è visibile il fitto calendario dei prossimi incontri, in programma dopo quelli già realizzati da Terni a Cortina, da La Spezia a Viterbo, oltre che nella capitale (ultimo in ordine di tempo quello all’Auditorium Parco della Musica).

LA SCHEDA

Spesso esilarante per i casi raccontati, ma inquietante per lo scenario descritto, Roberto Ippolito svela quanto è somara l’Italia. Con nomi e cognomi il libro (che ha come sottotitolo “L’Italia che non sa. L’Italia che non va” ed è pubblicato da Chiarelettere) fornisce un campionario incredibile di assurdità: il sottosegretario che accusa il ministro di essere un “asino bardato da generale”, la conduttrice che inciampa sugli accenti, deputati che parlano in modo inverosimile. Sorprendente? Ippolito (che ha pubblicato diversi libri di successo tra cui “Evasori” e “Il Bel Paese maltrattato”, entrambi con Bompiani) documenta che l’Italia è sempre in coda nelle classifiche per l’istruzione e la cultura. Lo confermano gli spropositi che si trovano nei temi della maturità, i pessimi risultati degli studenti nel confronto internazionale, gli errori nella formulazione delle domande ai concorsi: anche chi giudica sbaglia. E l’economia arretra. Il contrario di quanto avvenne negli anni del boom, quando l’innalzamento culturale accompagnò il miracolo. Oggi il 45,2 per cento ha al massimo la licenza media contro il 27,3 per cento dell’Europa.

Solo due italiani su quattro sono diplomati contro tre inglesi su quattro. L’Italia è avara: in Europa è ventiduesima per la quota di spesa pubblica destinata all’istruzione in rapporto al Pil. E al peggio non c’è mai fine per l’onda lunga dei tagli dell’era Berlusconi, ma anche per la scarsa sensibilità del governo tecnico di Monti. Nemmeno i privati si salvano. I confronti internazionali proposti ripetutamente nel libro certificano il disastro. Uno schiaffo per un paese come l’Italia, per secoli culla della cultura e dell’arte. Come si può tornare a crescere? Con l’istruzione e la cultura. Ma finché gli ignoranti occuperanno la politica non potrà esserci un reale cambiamento e un ritorno allo sviluppo. Solo il sapere può dare la scossa.

Scrittore e giornalista, Ippolito ha curato a lungo l’economia per il quotidiano “La Stampa”. Ha diretto la comunicazione della Confindustria e le relazioni esterne della Luiss di Roma, dove ha anche insegnato alla Scuola superiore di giornalismo. Organizzatore di eventi culturali, è direttore scientifico del festival letterario “A tutto volume – Libri in festa a Ragusa”.



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