Conversazione sul libro “Respirano i muri” (Contrasto) con le parole del primo e le fotografie del secondo

Con le parole Paolo Di Stefano descrive le proprie case. Con le fotografie Massimo Siragusa mette a fuoco quelle degli altri. Insieme allo scrittore Roberto Ippolito guardano dentro le case nella conversazione sul loro libro “Respirano i muri”, pubblicato da Contrasto, al Macro Asilo, in via Nizza 138 a Roma, nella Sala Cinema alle 18.000 di giovedì 29 novembre 2018, con ingresso gratuito.

Dove abitiamo e chi siamo: le pareti intorno a noi parlano di noi. La casa è la custode dei ricordi per Di Stefano che subisce la suggestione del passato; è la testimone del presente per Siragusa che sonda gli effetti del passato. Con l’intervento di Ippolito si riflette anche sul senso estetico degli italiani, sulle scelte mirate ad affermare il proprio modo di essere, sul tipo di vita racchiuso dai mattoni.

“Respirano i muri come respirano gli uomini e le donne” scrive Di Stefano. “La vita è fatta di case, scandita dalla novità e dall’anzianità delle case, dai passaggi da una casa all’altra” osserva Goffredo Fofi nell’introduzione del libro.

Per Paolo Di Stefano il legame che unisce un uomo alla propria casa è qualcosa di profondo e fondante. Le case vengono arredate, vissute, curate e a volte abbandonate, assorbono gli odori, gli umori, i sentimenti, le vite di chi le abita e contemporaneamente le influenzano, diventando parte fondamentale della memoria più intima di un uomo. Con le sue fotografie, che accompagnano i testi, Massimo Siragusa ha spesso cercato di indagare le caratteristiche di un rapporto complicato e intimo: «La casa come rifugio, luogo di incontro, status sociale, affermazione di identità” e “l’assenza della casa come perdita di questi elementi”.

Nell’incontro insieme a Ippolito di giovedì 29 al Macro Asilo, Di Stefano scava dunque nei suoi ricordi proposti con il volume, a partire dalla descrizione della casa in cui è nato, in Sicilia. Lì gli odori dell’infanzia si mescolano, evocando figure di nonni e nonne, zii e zie, bambini che urlano e corrono, in un paese diviso tra le radici arcaiche e la modernità che si sente nell’aria. È una vicenda di emigrazione che porta la famiglia prima a Mandello del Lario e poi in Svizzera, dove il respiro dei muri è un altro e gli odori si mescolano con la nostalgia.  Le abitudini familiari tra Sud e Nord sono descritte nei particolari, in gesti semplici e significanti messi in atto da personaggi reali, strettamente legati all’autore, con ironia ma anche con un velo malinconico.

Velo che si ispessisce nelle “voci” che occupano la seconda parte del libro, dove protagonisti insieme agli ambienti sono persone costrette all’abbandono delle loro case. Di Stefano dà voce a emigranti e a senzatetto con la confidenza di un diario e la sottigliezza di un poeta: la casa che proteggeva dal caldo e dal freddo come una madre, gli utensili di cui ci si è presi cura, in uno scambio di utilità e attenzione quasi pari, come se anche arredi e suppellettili potessero penare della separazione, avere nostalgia.

Nella prima sezione, Siragusa si dedica con le sue fotografie agli esterni di edifici in Sicilia, la sua regione. Si riconosce lo sviluppo di interi quartieri medioborghesi degli anni Sessanta in quei giochi apparentemente arditi di volumi e materiali, nell’intricato rapporto tra natura, cemento e calce.

Nella seconda parte, le diverse “voci” si accompagnano a immagini di un abitare più estemporaneo e precario. Qui gli interni mossi e colorati, vuoti o al contrario riempiti all’inverosimile, sono quelli di case occupate abusivamente, di baracche, di quartieri popolari abbandonati al degrado.

L’intreccio d’arte narrativa e visiva custodito nel libro approfondito con Ippolito esplora e rende reali le emozioni trattenute dalle mura domestiche. Mura fatiscenti, che respirano insieme ai corpi e si sbriciolano come le anime che hanno vegliato prima di lasciarle. Nelle fotografie, luoghi straripanti di oggetti restituiscono storie intime di persone assenti. Le parole affollano le immagini, che diventano la scenografia della narrazione, sottolineano un distacco potente, quasi luttuoso.

Paolo Di Stefano è nato ad Avola (Siracusa). È inviato del Corriere della Sera. Ha pubblicato poesie, racconti, inchieste e romanzi, tra cui: Baci da non ripetere (Feltrinelli 1994), Tutti contenti (Feltrinelli 2003), Nel cuore che ti cerca (Rizzoli 2008), La catastròfa. Marcinelle 8 agosto 1956 (Sellerio 2011), Giallo d’Avola (Sellerio 2013), I pesci devono nuotare (Rizzoli 2015). Con il nom de plume di Nino Motta ha pubblicato La parrucchiera di Pizzuta (Bompiani 2017). Ha vinto numerosi premi letterari, tra cui: il Grinzane Cavour, il SuperFlaiano, il SuperVittorini, il Campiello, il Volponi, Lo Straniero e il Viareggio-Rèpaci.

Massimo Siragusa è nato a Catania. Vive a Roma dove insegna allo IED. Ha esposto in numerosi musei e gallerie in Italia e all’estero e collabora con le più importanti testate internazionali. Ha vinto numerosi premi tra cui quattro World Press Photo (nel 1997, 1999, 2008, 2009) e tre Sony Awards. Ha pubblicato i libri: Il Vaticano, il Cerchio Magico, Credi e Teatro d’Italia.

Roberto Ippolito è scrittore, giornalista e organizzatore culturale. Autore di libri di inchiesta di successo. L’ultimo “Eurosprechi”, edito da Chiarelettere come “Ignoranti” e “Abusivi”. In precedenza “Evasori” e “Il Bel Paese maltrattato” con Bompiani e prima ancora ha pubblicato con Laterza. Come ideatore di eventi porta la cultura nei luoghi più vari fra la gente. Ha diretto “Libri al centro” nel centro commerciale di Cinecittà, “conPasolini” comprendente un giro a tappe in pullman, il festival letterario non stop 9 ore “Voluminosi” ai Granai a Roma, “Nel baule” al Maxxi, “A tutto volume” a Ragusa, “Pagine in cammino” a Castellanea È stato editor del Festival dell’economia di Trento. Ha dato vita al Tour del brutto dell’Appia Antica. Ha curato a lungo l’economia per il quotidiano “La Stampa” e ha diretto la comunicazione della Confindustria e le relazioni esterne dell’università Luiss dove è stato docente alla Scuola superiore di giornalismo.

Nelle foto dall’alto Paolo Di Stefano, Massimo Siragusa autore di quella più grande contenuta nel libro “Respirano i muri” (Contrasto) e Roberto Ippolito