Maxxi 1. 25 settembre 2014 Pupi Avati e Roberto Ippolito curatore Nel baule foto Flaminia Nobili
Maxxi 1. 25 settembre 2014 Pupi Avati e Roberto Ippolito curatore Nel baule foto Flaminia Nobili

Si comincia con un’ammissione. “Il mio lavoro è sempre venuto prima di ogni cosa e mi rendo conto del prezzo pagato dai miei cari per questa mia scelta egoistica. E per fortuna ho un matrimonio stabile. A casa mia l’umore dipende dai miei successi e per qualsiasi insuccesso devono soffrire tutti”: il regista Pupi Avati sta confidando la sua vita privata. “Hai raggiunto i cinquanta anni di matrimonio” sottolinea Roberto Ippolito, ideatore e conduttore della rassegna “Nel baule” al Maxxi, il Museo nazionale delle arti del XXI secolo, nell’incontro di giovedì 25 settembre 2014.

“Sì ho festeggiato i cinquant’anni di matrimonio e per questo ho deciso di risposare mia moglie Nicola”. Risposare? “Per la ricorrenza ho voluto celebrare un vero nuovo matrimonio. Quando mi sposai eravamo molto giovani, in fondo con mia moglie ci conoscevamo poco, eravamo usciti qualche volta insieme, avevo scelto la più bella ragazza fra le tante brutte di Bologna. Non potevamo sapere tutto quello che avremmo passato compreso le liti”. E adesso? Con il cuore che sembra battergli e con una forte carica autoironica, Pupi Avati prosegue: “Trascorso così tanto tempo insieme, le ho detto: malgrado io sappia chi sei, ora ti risposo perché sei la donna della mia vita”.

Con lui, è l’attrice Viola Graziosi a trasmettere le emozioni provate dal regista in tante vicende leggendo alcuni brani del suo libro “La grande invenzione. Un’autobiografia”, pubblicato da Rizzoli. Viola Graziosi partecipa con Sharon Stone, Riccardo Scamarcio e Cristiana Capotondi a “Un ragazzo d’oro”, il film di Pupi Avati arrivato nelle sale sette giorni prima della conversazione al Maxxi per la rassegna che propone i ricordi dei protagonisti della cultura (mercoledì 8 ottobre sarà la volta di Filippo La Porta e giovedì 9 di Gianrico e Francesco Carofiglio, preceduti da Gianni Berengo Gardin, Dacia Maraini, Lina Wertmuller, Chiara Valerio e Ferdinando Scianna).

La morte di un padre in un incidente stradale in una curva all’inizio dell’ultima pellicola ricalca per scelta quella del tuo papà avvenuta nel 1950 quando avevi dodici anni?” chiede Ippolito. “È così: la morte di quel papà del film è la morte di mio padre” risponde Pupi Avati, rievocando la lavorazione di un altro suo film avvenuta non molti anni fa nella sua Bologna. Da romano adottivo c’era la gioia del ritorno dopo le difficoltà dei primi passi nel cinema. E c’era la gente attratta dalle riprese: “Sono sicuro che fra tutte le persone in piedi c’era anche mio padre. Non c’è nessuno più presente dell’assente. La chiusura del cerchio si verifica sempre, prima che tutto finisca e tutte le luci si spengono”.

Queste parole commuovono l’affollata biblioteca del Maxxi che vive un giorno particolare, accogliendo a causa della pioggia l’incontro previsto all’esterno: tra gli scaffali, i tavoli per la consultazione e i computer ci sono due poltrone e il vecchio baule di seconda mano che sta attirando l’attenzione dall’inizio dell’estate. In un’atmosfera familiare, nonostante il tanto pubblico, Pupi Avati confessa sensazioni molto intime.

Si parla anche del “troppo bravo” Lucio Dalla, il cantautore che fece svanire i suoi sogni giovanili di essere un musicista jazz. Fra i clarinetti dei due non ci poteva essere paragone. Pupi Avati, che rivendica il piacere di “essere troppo bugiardo”, descrive la scena in cui lui con l’inganno attirò Dalla su una delle torri della Sagrada Familia di Barcellona, con l’intento “non di fargli vedere la città dall’alto, ma dal basso, buttandolo giù”. È una storia che circolò, ma di pura fantasia, “ma anche Lucio si mise a raccontarla uguale”. Perciò il regista commenta: “La cosa meravigliosa della menzogna è la sua sublimazione quando viene condivisa. Lucio ha fatto l’appropriazione indebita di una bugia”.

Il pubblico è trascinato dalla trentina di secondi della canzone di Dalla “Caro amico ti scrivo” che Ippolito, a sorpresa, fa ascoltare. Poi gusta la lettura di Viola Graziosi che fa rivivere, con una delle sue letture, l’inverosimile ma reale pedinamento compiuto per conoscere il regista-mito Federico Fellini da Pupi Avati, con uno strano cappotto in finta pelle di plasticona nera che arriva ai polpacci che lo fa sembrare un agente delle Gestapo ma con basettoni.

Insomma “Nel baule” del Maxxi si pesca qualcosa di molto personale con grande… sincerità. Mercoledì 8 ottobre l’incontro con il saggista e critico letterario Filippo La Porta offre le letture di Matteo Taranto tratte da “Roma è una bugia”, edito da Laterza. Il libro di Gianrico e Francesco Carofiglio è invece “La casa nel bosco”, Rizzoli. Negli altri incontri Gianni Berengo Gardin ha proposto “Il libro dei libri”, Contrasto; Dacia Maraini “Bagheria”, Rizzoli; Lina Wertmuller “Tutto a posto e niente in ordine”, Mondadori; Chiara Valerio “Spiaggia libera tutti”, Laterza; Ferdinando Scianna “Visti&Scritti”, Contrasto.

Roberto Ippolito, scrittore e giornalista, ha conosciuto un nuovo successo con “Ignoranti”, pubblicato da Chiarelettere. È autore dei bestseller “Evasori” e “Il Bel Paese maltrattato”, entrambi editi da Bompiani. In precedenza ha pubblicato con Laterza. Organizzatore di eventi culturali, è il direttore editoriale del festival letterario di Ragusa “A tutto volume” e di “Libri al centro”, il primo evento di una settimana mai realizzato in un centro commerciale, Cinecittàdue a Roma. Ha curato a lungo l’economia per il quotidiano “La Stampa”. E’ stato direttore della comunicazione della Confindustria e delle relazioni esterne dell’università Luiss, dove ha insegnato alla Scuola superiore di giornalismo.


 

Foto Flaminia Nobili






Guarda le gallerie fotografiche