Il libro di Roberto Ippolito “Delitto Neruda” (Chiarelettere) raccontato da Mary Villalobos “El Espectador” (Colombia) 24 luglio 2020

Tutti i fatti contenuti nel libro e ricostruiti con le vaste ricerche compiute passati in rassegna in un lungo articolo di Mary Villalobos sul giornale dove un altro Nobel, Gabriel García Márquez, lavorò da giovane. A cominciare dal ritrovamento in un dente del poeta, in seguito alla riesumazione, del Clostridium botulinum, la cui tossina è nota come arma biologica, spesso fatale, usata durante la dittatura di Augusto Pinochet.

La morte di Pablo Neruda avvenne appena dodici giorni dopo il golpe, il 23 settembre 1973, nella clinica Santa María. “El Espectador” fa presente quanto scritto nel libro pubblicato da Chiarelettere: “Il certificato di morte era irregolare, scritto a mano con tre diverse calligrafie” e firmato dall’urologo non presente nella casa di cura. Insomma è falso. Neruda aveva un cancro alla prostata, ma Mary Villalobos ricorda le testimonianze raccolte secondo cui Neruda non era in uno stato terminale. Inoltre non è stata effettuata l’autopsia ed è scomparsa la cartella clinica.

L’ultima parte dell’articolo, pubblicato sabato 24 luglio 2020, riguarda gli ostacoli all’accertamento della verità e il mancato saldo del lavoro dei laboratori internazionali incaricato delle analisi: “Il governo cileno” è “in debito con il poeta”. I risultati degli accertamenti, che dovranno arrivare, saranno “l’ultimo passo affinché Pablo Neruda possa chiudere il sipario e riposare in pace, a casa sua, di fronte al turbolento oceano Pacifico”.