A Palazzo Ducale, nel prezioso Salone del Maggior Consiglio, alle 18.00 la conversazione con Claudio Pozzani, direttore artistico della manifestazione
(Comunicato stampa) Amato nel mondo intero nel secolo scorso come oggi. Pablo Neruda è il protagonista della chiusura del 26° Festival internazionale di poesia di Genova Parole spalancate. Per i suoi versi, ma in questo caso, soprattutto per la sua sorte: Roberto Ippolito presenta “Delitto Neruda”, pubblicato da Chiarelettere martedì 8 settembre alle 18.00 a Palazzo Ducale, nel prezioso Salone del Maggior Consiglio (Piazza Giacomo Matteotti 9). Conversa con lui Claudio Pozzani, direttore artistico della manifestazione.
L’incontro si svolge tre giorni prima della ricorrenza del sanguinoso colpo di stato in Cile di Augusto Pinochet, avvenuto l’11 settembre 1973. Soltanto dodici giorni dopo, il 23 settembre, Neruda muore: “Il poeta premio Nobel ucciso dal golpe di Pinochet” si legge sulla copertina del libro di Roberto Ippolito che ha svolto una vasta inchiesta internazionale con le fonti più disparate per ricostruire le vere cause della morte del poeta, ufficialmente attribuita a un cancro alla prostata. Ma la cartella clinica è scomparsa, manca l’autopsia, il certificato di morte è sicuramente falso.
Il Festival di poesia di Genova si chiude dunque con “Delitto Neruda” che sta calamitando l’attenzione, non solo in Italia, per la ricchezza di documenti e testimonianze proposti. “Questa opera è un anticipo della verità giuridica che in Cile si è voluto nascondere per diversi motivi e interessi” afferma Rodolfo Reyes, nipote del poeta e rappresentante legale dei familiari, in un videomessaggio inviato da Santiago in occasione della presentazione ad agosto a Capri dove Neruda visse un periodo in esilio.
Conversando con Claudio Pozzani a Palazzo Ducale, Ippolito scava nella storia. L’instaurazione della dittatura militare di Pinochet è la fine di un sogno. Le case di Pablo Neruda devastate, i suoi libri incendiati nei falò per le strade. Ovunque terrore e morte. Anche la poesia è considerata sovversiva.
Il poeta dell’amore e dell’impegno civile muore nella Clinica Santa María di Santiago. La stessa in cui, anni dopo, morirà avvelenato anche l’ex presidente Frei Montalva, oppositore del regime. Il decesso di Neruda avviene alla vigilia della sua partenza per il Messico, dove il poeta sarebbe stato una spina nel fianco per il regime.
Ippolito ha raccolto le prove sostenibili, gli indizi e il movente della fine non naturale di Neruda, sulla scorta dell’inchiesta giudiziaria volta ad accertare l’ipotesi di omicidio, e per questo contrastata in ogni modo da nostalgici e negazionisti. Il libro presentato martedì 8 settembre al Festival di poesia di Genova è scritto con il rigore dell’inchiesta e lo stile di un thriller mozzafiato. Protagonista, una figura simbolo della lotta per la libertà, non solo in Cile, vittima al pari di García Lorca, suo grande amico e illustre poeta, ucciso dal regime franchista.
Quando subisce una perquisizione a Isla Negra tre giorni dopo il colpo di stato, Neruda dice a un ufficiale: “Cerchi pure, capitano! Qui c’è una sola cosa pericolosa per voi!”. “Cosa?”. “La poesia!”.
Roberto Ippolito, scrittore e giornalista, conoscitore del mondo letterario, organizza eventi che portano la cultura fra la gente nei luoghi più vari: centri commerciali, mondiali di nuoto, navi, aeroporti, scuole, pullman (per il giro a tappe “conPasolini”), musei, siti Unesco.
Ha curato a lungo l’economia per il quotidiano “La Stampa”, con attenzione ai grandi fatti globali. È stato editor del Festival dell’economia di Trento. Ha dato vita al “Tour del brutto dell’Appia Antica”. È stato direttore della comunicazione di Confindustria e direttore delle relazioni esterne dell’Università Luiss di Roma, dove ha insegnato alla Scuola superiore di giornalismo.
È autore di libri d’inchiesta di successo. Fra questi “Evasori” (Bompiani 2008) che ha rivelato le dimensioni, la capillarità e i trucchi dell’illegalità fiscale a danno dei cittadini onesti e delle casse pubbliche: è perciò una circostanza davvero particolare la sua presenza nella Corte interna della Guardia di finanza. Altri suoi libri “Il Bel Paese maltrattato” (Bompiani 2010) e, con Chiarelettere, “Ignoranti” (2013), “Abusivi” (2014) ed “Eurosprechi” (2016).