Giuseppe Marchetti Tricamo e Roberto Ippolito 21 ottobre 2011 foto Agr
Giuseppe Marchetti Tricamo e Roberto Ippolito 21 ottobre 2011 foto Agr

Direttore del mensile dedicato ai libri “Leggere:Tutti”, Giuseppe Marchetti Tricamo (nella foto Agr, a sinistra) vorrebbe innanzitutto rassicurare: “Tento sempre di non farmi prendere dallo sconforto”. Poi aggiunge: “Il degrado della cultura italiana appare inarrestabile e sembra non interessi quasi per niente. Per fortuna però la verità è descritta da un libro come quello che Roberto Ippolito ha pubblicato con Chiarelettere ”.

Lo sfogo di Marchetti Tricamo è alimentato dalla posta della sua rivista. La lettrice Germana Castelli scrive di aver appreso “con raccapriccio” quale sia “la situazione dell’istruzione in Italia” attraverso “l’articolo-recensione” del libro di Ippolito.

Germana Castelli entra nel merito della qualità degli studi e di risultati spesso non esaltanti: “È incredibile come tante persone che hanno seguito l’iter scolastico e universitario alla fine si abbandonino a strafalcioni: non disattenzioni ma veri errori che hanno addirittura un concorso per laureati” così come raccontato da “Ignoranti”.

Quindi spiega che il “raccapriccio” ha “toccato l’apice nel vedere un cartello issato da giovani disoccupati che recava la frase ‘A che servono le molte l’auree?’. Proprio così”.

Marchetti Tricamo osserva che il libro di Ippolito “con il suo tono tragicomico fa capire che gli strafalcioni vanno ben oltre le singole parole sbagliate: per una larga fetta della popolazione sono i concetti a non funzionare ed è inadeguata la capacità di esprimersi”. Poi chiede: “Qualcuno ha finalmente voglia di bloccare il cammino a marcia indietro? O vogliamo essere sempre più ignoranti? L’Italia non lo merita”.



 


 

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