Il tema della mescolanza tra persone di origini e vite diverse con ricostruzioni storiche e leggende in “Orientalia”, graphic novel illustrata da Marco Tagliapietra, pubblicato da Round Robin

Una Venezia carica di storia e di magia. È la Venezia che vive in “Orientalia” dello scrittore Alberto Toso Fei e dell’illustratore Marco Tagliapietra, libro pubblicato da Round Robin, specializzato in graphic novel: l’artista Mimmo Paladino e lo scrittore Roberto Ippolito lo candidano all’edizione 2017 del Premio Strega, la settantunesima, in qualità di Amici della domenica ovvero giurati del riconoscimento letterario italiano più importante.

Con poche mirate parole Mimmo Paladino formalizza la scelta di “Orientalia” con “la sua visionarietà e bella combinazione parola/immagine, quasi uno storyboard cinematografico”. Ippolito fa risaltare il modo particolare con il quale “Orientalia” (sottotitolo “Mille e una notte a Venezia”) tratta il tema della mescolanza fra persone con origini e vite differenti, proponendo “una vicenda che sa di sangue e di accoglienza”.

Commenta Alberto Toso Fei: “La nostra graphic novel, che ha come protagonista Saddo Drisdi, l’ultimo dei turchi rimasto storicamente a Venezia, correrà dunque con il meglio della produzione italiana dell’ultimo anno; e con lei, e con noi, correrà Venezia, che con i suoi racconti di vicende secolari, sospesi tra mito e storia, incanta non solo i sette bambini protagonisti del romanzo a fumetti assieme al turco, ma l’Italia e il mondo intero. Non è una alleata da poco”.

Queste le tappe del Premio Strega, vinto lo scorso anno da Edoardo Albinati con “La scuola cattolica”, pubblicato da Rizzoli: entro il 31 marzo 2017 la presentazione delle candidature, ad aprile la selezione dei dodici libri in gara, il 14 giugno la votazione della cinquina, il 6 luglio la proclamazione del vincitore.

La motivazione completa della candidatura presentata da Roberto Ippolito è la seguente: “Tutto vero. Forse. Tutto godibile. Indubbiamente. È “Orientalia” che fa riemergere dai canali e dai merletti di Venezia storie secolari, con santi trafugati e malfattori pietrificati, principesse rapite e teste tagliate, commerci felici e battaglie atroci. Con sapienza e umanità l’ultimo turco veneziano le snocciola ai bambini, ma pensa ai grandi. Siamo nel 1838, solo in apparenza lontano. ‘Le mescolanze che scorrono nelle vostre vene sono antiche tanto e più dei palazzi’ spiega l’ultimo turco, atteso da un misterioso destino. Con la meticolosità dello storico e il gusto di scavare fra le leggende, Alberto Toso Fei propone una vicenda che sa di sangue e di accoglienza, realizzata con l’artista Marco Tagliapietra. Non potevo che candidare al Premio Strega 2017 una graphic novel così”.

I sette bambini colpiti dai racconti di Saddo Drisdi, tra la Serenissima e la Sublime Porta, sono sfuggiti agli austriaci ed entrati di soppiatto nel Fondaco dei turchi, ora in disfacimento. Venezia è sotto la dominazione Austro-ungarica e dei fasti della Serenissima resta poco. Ma grazie all’arte del racconto, riprendono vita le infinite storie tra veneziani e ottomani, tra Venezia e Costantinopoli, fatte di battaglie cruente, amori passionali, rapimenti di donne, santi trafugati e malfattori tramutati in pietra, che ricostruiscono una Venezia perduta (ricostruita con grande cura nelle immagini e nella narrazione) che trovava in Oriente l’altra sua metà.

Le storie raccontate da Saddo Drisdi (realmente l’ultimo turco del Fondaco, costretto dalle autorità austro-ungariche a sgomberare il palazzo nel 1838) sono tutte “vere”, nel senso che fanno parte dell’immaginario veneziano, oppure si tratta di rielaborazioni in chiave epica di fatti storici che già ai tempi della Serenissima venivano trascritti e narrati a maggiore gloria dello Stato Veneziano.

“Veneziani e Ottomani furono per secoli acerrimi nemici ma anche i migliori alleati commerciali, in una continuità e uno scambio oggi forse immaginabili; i “Turchi” erano accusati delle peggiori nefandezze, ma nello stesso tempo li si ospitava in città in uno dei più prestigiosi palazzi sul Canal Grande, il Fondaco dei Turchi appunto, dove rimasero per più di duecento anni, nel quale avevano un hammam e, si ritiene, perfino una piccola moschea”, racconta Alberto Toso Fei, esperto di storia veneziana e di recupero della tradizione orale.

La ricostruzione per immagini della graphic novel consente di conoscere tanti aspetti di Venezia, dallo stato di fatiscenza del Fondaco alle divise dei soldati austriaci, ai ponti ancora senza parapetti (a volerli furono proprio le autorità austro-ungariche). Nelle pagine anche la descrizione di cosa c’è dietro le quinte del libro e alcuni scritti storici per inquadrare meglio il periodo scelto dagli autori e le vicende descritte in “Orientalia”.

“La documentazione che sta alla base di ‘Orientalia’ – spiega l’illustratore Marco Tagliapietra – è enorme: in alcuni casi, città, palazzi, volti di personaggi erano ben ricordati da foto, stampe o dipinti, mentre altri sono frutto di una fantasia plausibile. Il libro è inoltre ricco di riferimenti legati alla storia veneziana e a opere più o meno conosciute di celebri artisti del passato. Più di tutto mi interessava sottolineare i profondi intrecci e reciproci debiti, esistiti ed esistenti, tra la cultura veneta e quella orientale, il motivo principe, credo, di tutto il libro concepito da Alberto Toso Fei”.