ignoranti copertina

Le capriole politiche e le capriole linguistiche di Antonio Razzi sono descritte nel libro di Roberto Ippolito “Ignoranti”, pubblicato da Chiarelettere. Le prime sono oggetto di un’inchiesta aperta dalla procura di Roma. Le seconde sono un tassello dell’inchiesta del libro che, pagina dopo pagina, svela quanto è somara l’Italia. Con nomi e cognomi vengono raccontati strafalcioni indimenticabili. Con dati, confronti internazionali e analisi viene documentato l’incredibile arretramento culturale di un paese che figura al ventiduesimo posto sui 27 stati dell’Unione Europea per la spesa pubblica destinata all’istruzione in rapporto al pil.

Come si legge nel risvolto di copertina, il libro (che ha come sottotitolo “L’Italia che non sa. L’Italia che non va”) fornisce un campionario incredibile di assurdità: il sottosegretario che accusa il ministro di essere un “asino bardato da generale”, la conduttrice che inciampa sugli accenti, esponenti politici che parlano in modo inverosimile.

Sorprendente? Ippolito (che ha pubblicato diversi libri di successo tra cui “Evasori” e “Il Bel Paese maltrattato”, entrambi con Bompiani) documenta che l’Italia è sempre in coda nelle classifiche per l’istruzione e la cultura. Lo confermano gli spropositi che si trovano nei temi della maturità, i pessimi risultati degli studenti rispetto ai colleghi stranieri, gli errori nella formulazione delle domande ai concorsi: anche chi giudica sbaglia. E l’economia arretra. Il contrario di quanto avvenne negli anni del boom, quando l’innalzamento culturale accompagnò il miracolo. Oggi il 45,2 per cento ha al massimo la licenza media contro il 27,3 per cento dell’Europa.

Solo due italiani su quattro sono diplomati contro tre inglesi su quattro. Ma l’istruzione è trascurata.  E al peggio non c’è mai fine per l’onda lunga dei tagli dell’era Berlusconi, ma anche per la scarsa sensibilità del governo tecnico di Monti. Nemmeno i privati si salvano. I confronti internazionali proposti ripetutamente nel libro certificano il disastro. Uno schiaffo per un paese come l’Italia, per secoli culla della cultura e dell’arte. Come si può tornare a crescere? Con l’istruzione e la cultura. Ma finché gli ignoranti occuperanno la politica non potrà esserci un reale cambiamento e un ritorno allo sviluppo. Solo il sapere può dare la scossa.

Scrittore e giornalista, Ippolito ha curato a lungo l’economia per il quotidiano “La Stampa”. Ha diretto la comunicazione della Confindustria e le relazioni esterne della Luiss di Roma, dove ha anche insegnato alla Scuola superiore di giornalismo. Organizzatore di eventi culturali, è direttore scientifico del festival letterario “A tutto volume – Libri in festa a Ragusa”.


 


 

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