Alla libreria I Trapezisti a Roma la ricostruzione della persona e dei fatti con il suo libro “Un atomo di verità. Aldo Moro e la fine della politica in Italia” (Feltrinelli) a 40 anni dall’assassinio e dal massacro della scorta. Evento organizzato con il Comitato di Monteverde Nuovo

Scrisse Aldo Moro, sequestrato dalle Brigate rosse, alla moglie Eleonora prima di essere ucciso: “Vorrei capire, con i miei piccoli occhi mortali, come ci si vedrà dopo. Se ci fosse luce, sarebbe bellissimo”. Marco Damilano, con le ricerche compiute per scrivere il libro “Un atomo di verità. Aldo Moro e la fine della politica in Italia” pubblicato da Feltrinelli, ha trovato in una cartellina conservata da lei questa preghiera anonima: “Prendimi, Amore, dentro la tua luce, dove non c’è altra luce che la tua”.

Che la preghiera “fosse la risposta all’ultima lettera” viene immaginato alla fine del libro presentato alle 18.30 di venerdì 11 maggio 2018. Nella libreria I Trapezisti, in Via Laura Mantegazza 37, a Monteverde a Roma, Damilano torna indietro con la memoria affiancato da Roberto Ippolito a 40 anni esatti dall’assassinio, avvenuto il 9 maggio 1978. Il 16 marzo, cinquantacinque giorni prima, il rapimento con il massacro della scorta. L’evento è organizzato con il Comitato di Monteverde Nuovo.

Damilano è direttore del settimanale “L’Espresso”; tra le sue pubblicazioni “Storia politica d’Italia da Tangentopoli alla Seconda Repubblica”, “Processo al nuovo”, entrambi editi da Laterza, e “La Repubblica del selfie. Dalla meglio gioventù a Matteo Renzi”, Rizzoli. Ippolito è autore di libri d’inchiesta, fra i quali “Evasori” con Bompiani e “Ignoranti” e “Abusivi” con Chiarelettere, e organizzatore di eventi culturali.

“Un atomo di verità” presentato nella libreria I Trapezisti è il frutto di una meticolosa indagine basata sulle carte personali di Moro rimaste finora inedite, sulle foto, sui ritagli, sugli scambi epistolari con politici, intellettuali, giornalisti, persone comuni. Damilano dialogando con Ippolito mette a fuoco la strategia di Moro e la sua umanità, strappata all’immagine di prigioniero delle Brigate rosse e restituita al ruolo politico di chi aveva capito meglio di tutti l’Italia, “il paese dalla passionalità intensa e dalle strutture fragili”, e la debolezza del potere.

C’era la luce di Moro, si può dire riecheggiando la chiusura del libro. E c’è il buio della tragedia e del dopo: venerdì 11 maggio si discute sulla “fine della politica in Italia” di cui parla il sottotitolo del libro.

Nella foto Nimfio Studio: Marco Damilano con Roberto Ippolito, il 13 aprile 2014 a “Libri al centro”, il festival letterario diretto da Ippolito nel centro commerciale Cinecittadue con la mostra delle fotografie di Carlo Riccardi “I tanti Pasolini”.

 

 

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