Roberto Ippolito Ignoranti Chiarelettere copertina
Roberto Ippolito Ignoranti Chiarelettere copertina

le cose viene ora detto da “Ignoranti” di Roberto Ippolito, pubblicato da Chiarelettere. “L’Indice dei libri del mese” presenta così “Ignoranti” descrivendo il suo contenuto e mettendo in evidenza quanto può essere importante prenderne atto.

Con una lunga recensione di Vincenzo Viola, il mensile afferma che “la ricerca di Roberto Ippolito, dal titolo volutamente aggressivo, con grande abbondanza di dati”, fornisce “un’efficace documentazione” del “quadro desolante” dell’istruzione e della cultura in Italia.

Abbandono precoce degli studi, tagli all’università, alti costi per gli studenti, ultimo posto per il numero dei laureati: l’articolo cita alcuni fra i tanti confronti internazionali proposti nel volume dai quali si ricava che “in ogni ambito della formazione lo scarto tra la situazione  italiana e quella degli altri paesi europei è impressionante”.

Partendo dalla ricchezza di informazioni disponibile grazie a “Ignoranti”, poi “L’Indice dei libri” (che titola la recensione “La cultura italiana alla buvette”) si pone un angoscioso interrogativo: “Con questi livelli di (non) formazione tra giovani e adulti com’è possibile pensare a un paese democraticamente governabile ed economicamente produttivo?”.

E aggiunge: “Perché il problema sta proprio qui: il progressivo e conclamato disprezzo di molti per la cultura (‘Di cultura non si vive, vado alla buvette a farmi un panino alla cultura e comincio dalla Divina commedia’ come disse un noto ministro sintetizzando il pensiero di un’epoca) e la passività da parte di altri stanno sprofondando il paese in una crisi difficilmente reversibile”.

Facendo riferimento al sottotitolo del libro di Ippolito (“L’Italia che non sa. L‘Italia che non va”), l’articolo prosegue così: “L’Italia che non sa sta diventando  sempre più una nazione che non sa scegliere il proprio personale politico, che non sa esprimere quadri dirigenti adeguati, che si affida sempre più a messaggi populistici e semplicistici, che rifiuta una percorso di innovazione in diversi decisivi settori, che in generale non sa riconvertire le proprie strutture produttive. Un paese che marginalizza la scuola, che presenta diffusi sentimenti di ostilità o di scarsa considerazione  nei confronti della formazione, che non investe nella ricerca e nella scienza è quindi un paese che non va, che non può andare, appesantito com’è da un imponente deficit non solo nelle casse dello stato, ma soprattutto nella cultura e nella preparazione dei cittadini”.

E pertanto,  “un libro come quello di Ippolito, documentato, scorrevole e pragmatico”, secondo “L’Indice”,  può “essere un utile strumento per far comprendere la gravità del problema e, chissà mai, per cominciare ad affrontarlo”. 




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