il potere delle istituzioni ma anche delle grandi forze economiche, le possibilità effettive di scelta dei cittadini: una vivace conversazione su questi punti fra Mario Capanna, Mariano Bizzari e Roberto Ippolito si è svolta a Spazio5 a Roma martedì 25 marzo 2014.

Qui il sotto il comunicato diffuso da Spazio5 per l’annuncio dell’incontro.

Quali effetti ha la scienza sulla democrazia e sull’economia? Mario Capanna propone il libro “Scienza bene comune”, curato da lui e pubblicato da Jaca Book, insieme a Mariano Bizzarri, autore di uno dei saggi contenuti in un dialogo con Roberto Ippolito, alle 19.00 di martedì 25 marzo 2014 a Spazio5, via Crescenzio 99 d Roma, il centro culturale creato dal fotografo Maurizio Riccardi, direttore di Agr, e animato da Giovanni Currado.

Capanna è presidente della Fondazione Diritti Genetici ed è stato leader del Movimento studentesco del ’68. Bizzarri è professore ordinario di biochimica all’Università La Sapienza e presidente del consiglio scientifico dell’Agenzia Spaziale Italiana. Ippolito è scrittore e giornalista, autore di “Ignoranti”, pubblicato da Chiarelettere. A Spazio5, dove Riccardi unisce i confronti su temi caldi e libri che fanno parlare alle mostre fotografiche in particolare dell’Archivio Riccardi, prosegue la discussione sviluppata per oltre un anno da Capanna sulla pagina web www.scienceanddemocracy.it della Fondazione dei Diritti Genetici.

Si è dato vita a una riflessione trasversale sul rapporto scienza-società e sulla necessità di promuovere una maggiore partecipazionedemocratica alla ricerca scientifica nel campo delle scienze della vita. Il dialogo interdisciplinare ha coinvolto più di trenta intellettuali italiani, da Gustavo Zagrebelsky a Nadia Urbinati, da Emanuele Severino a Marcello Cini e Bartolomeo Sorge, le cui riflessioni spaziano dalla critica allo scientismo, al rapporto tra scienza e etica o scienza e democrazia, alla conoscenza intesa come bene comune.

A Spazio5, con Capanna, Bizzarri e Ippolito si ragiona intorno alle domande che hanno animato questo lavoro. Chi decide della scienza quando la scienza riguarda tutti? Chi deve modellare le nostre società? La tecnologia, ovvero la scienza alleata all’economia, o l’economia alleata alla scienza? Mai come oggi, scrive Mario Capanna, la potenza dell’apparato finanziario-scientifico-tecnologico tende a subordinare la ricerca a sé determinandone esiti e processi, favorita sul piano giuridico dalla brevettabilità delle scoperte.

La scienza decide della nostra vita ma noi non possiamo decidere della scienza!, osserva Capanna, e la democrazia, ridotta sempre più a delega, rende i cittadini spettatori passivi, privi della possibilità di intervenire nelle dinamiche della scienza. Ed ecco le indicazioni che scaturiscono dal dibattito e dall’impostazione di Capanna. Di fronte a questo paradosso della nostra modernità si impone un’urgente rivoluzione del pensiero: la ricerca partecipata può garantire il coinvolgimento diretto dei cittadini -nonché delle istituzioni democratiche- intorno a interessi comuni e collettivi, sui processi e le finalità della ricerca, in particolare la sua interpretazione e applicazione pratica. Non più delega, quindi, ma un processo di condivisione articolata delle scelte strategiche che riguardano tutti noi, di democrazia operante (e governante) sulla base della conoscenza.






 

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