Torinese, trentadue anni appena compiuti, autore di “Luce rubata al giorno”

Un esordio lanciato subito nella mischia. Il primo romanzo di Emanuele Altissimo “Luce rubata al giorno”, appena pubblicato da Bompiani, viene candidato al Premio Strega da Roberto Ippolito, in qualità di Amico della domenica, la storica giuria del riconoscimento letterario italiano più importante. L’edizione 2019 della competizione è ai primi passi. I libri possono essere presentati fino al 7 marzo; il 4 luglio la proclamazione del vincitore promosso dalla Fondazione Bellonci presieduta da Giovanni Solimine e di cui è direttore Stefano Petrocchi.

Altissimo è torinese e ha 32 anni. Si è laureato con una tesi su David Foster Wallace e ha frequentato il biennio di scrittura creativa della Scuola Holden. Questa la motivazione con la quale Ippolito, scrittore e organizzatore culturale, lo candida:

Le parole sono quelle giuste, non una di più. Le frasi sono pulite, ma idonee per trasmettere una forte intensità emotiva. La scrittura di Emanuele Altissimo, contemporaneamente agile e sostanziosa, fa scivolare il lettore tra il dolore e la follia, tra la capacità di affrontare la vita e l’incapacità dei protagonisti di “Luce rubata al giorno” di darle un senso. Il punto di partenza della sofferenza e quindi del racconto è subito chiaro: il doppio lutto di due fratelli di 13 e 21 anni, che hanno perso il padre e la madre in un incidente stradale e vivono con il nonno. Eppure non si sa mai cosa sta per accadere ovvero dove l’autore sta portando. Né ci si accorge che dietro la storia c’è l’autore. Che firma la sua opera prima rivelatrice di un talento narrativo senza dubbio meritevole subito della candidatura al Premio Strega.