Roma e nelle altre città del Lazio: “Sei pronto a goderti un periodo di vacanze in uno dei territori più belli e ricchi di cultura?”. Sembra una domanda retorica visto che la Regione Lazio garantisce “assoluta tranquillità”. Poi, però, il “Vademecum” pieghevole intitolato “Arte, turismo e sicurezza”, distribuito nei musei e nei luoghi di cultura, avverte che si possono verificare “inconvenienti che possono turbare”. E andando avanti, nella lettura gli inconvenienti diventano veri (e falsi) pericoli.

Infatti la Regione Lazio prepara al peggio il visitatore di musei e aree archeologiche: “Fai attenzione ad eventuali borseggiatori, soprattutto quando ti trovi in situazioni di affollamento”. Il messaggio, per essere chiari, è accompagnato dal disegno di un ladro con il fazzoletto annodato intorno alla bocca e la mano infilata in uno zaino tenuto sulle spalle.

La logica conseguenza è un altro punto del vademecum realizzato dall’assessorato agli enti locali e alle politiche per la sicurezza con la collaborazione dell’Associazione Civita : “Lascia nella cassaforte del tuo albergo o comunque in luogo sicuro denaro o altri oggetti di valore”. Questo invito perentorio è un altro colpo all’aspettativa di tranquillità.

In ogni caso il turista culturale deve fare la sua parte. Infatti gli vengono date responsabilità precise: “Non alimentare il commercio abusivo e non rischiare di incorrere in qualche truffa”. Anche se involontariamente, questo messaggio trasmette l’idea di una regione con qualche problema di legalità… indipendentemente dallo scandalo dell’uso privato dei soldi destinati al funzionamento dei gruppi che ha portato alle dimissioni della giunta di centrodestra guidata da Renata Polverini.

Per completare l’opera di terrorizzare il turista culturale, il vademecum minaccia multe impossibili in quanto non previste dalle norme in vigore. Ecco cosa dice: “Per evitare contravvenzioni chiedi sempre lo scontrino o la ricevuta fiscale all’atto di ogni acquisto, per i servizi in albergo o al ristorante”. Ma le sanzioni per i clienti trovati privi di scontrini o ricevute o con importi inferiori non esistono più sin dal 2003, anno in cui la legge 326 le ha abolite.