Basta un minimo di odore, anche se per la verità un odore tutt’altro che gradevole. E annusare nell’aria un condono fiscale, in preparazione o anche solo ipotizzato che sia, ha un effetto immediato. Gli evasori comprendono, infatti, che è il loro momento. Quelli vecchi si sentono coccolati, in pratica giustificati. Quelli nuovi potenziali fiutano una (pessima) opportunità. Così il commercialista, come mi è stato riferito dall’interno della categoria, in questi ultimi giorni di settembre 2018 si sente ripetere: “Perché pagare le tasse se sta arrivando il condono?”. Nulla di nuovo sotto il sole: mascherata dall’espressione “pace fiscale”, la sanatoria allo studio con la legge di stabilità del governo di Giuseppe Conte, con la guida di Matteo Salvini e Luigi Di Maio, contiene un implicito suggerimento a non versare il dovuto al fisco come le precedenti attuate. Ovvero istigazione a evadere. Anche senza il varo di alcun provvedimento, si crea, cioè, l’aspettativa del colpo di spugna in un paese come l’Italia primatista nel mancato versamento delle imposte, come dimostrato per l’ennesima volta anche da dati ufficiali recenti.

 

 

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