Una fantasia. Per 15 anni un gruppo di cittadini contesta rumorosamente il pagamento delle multe per divieto di sosta. E, sempre per 15 anni, qualcuno in parlamento o al governo strizza loro l’occhio. Sostenendo anche che le multe non sono proprio giuste. Si arriva addirittura a far slittare la scadenza dei versamenti ritenuti un sopruso a carico di chi ha lasciato l’auto dove non può essere lasciata. E tanti cittadini non pagano le multe per divieto di sosta, coccolati da certi settori politici.

La realtà. Dal 1996 un gruppo di cittadini contesta rumorosamente il pagamento delle multe per le quote latte (le regole europee per le soglie di produzione). E, per 15 anni, qualcuno in parlamento o al governo strizza loro l’occhio. Sostenendo che magari le multe non sono proprio giuste. Si arriva addirittura a far slittare la scadenza dei versamenti ritenuti un sopruso a carico di chi non ha rispettato le disposizioni valide in Italia come negli altri paesi dell’Unione Europea. E tanti cittadini continuano a non pagare le multe per le quote latte, coccolati da certi settori politici.

L’ultimo slittamento della scadenza è avvenuto con il decreto definito milleproroghe (mai nome più azzeccato) convertito in legge alla fine di febbraio 2011. Ed è avvenuto per volontà della Lega, tradizionale paladina di chi non vuole pagare le multe per le quote latte.

In sostanza anche le multe non sono uguali per tutti: quelle per divieto di sosta devono essere pagate, quelle per lo sforamento delle quote latte possono aspettare. E’ uno schiaffo per i cittadini che rispettano le regole. Ed è uno schiaffo nei confronti dell’Europa. “A noi stanno a cuore gli interessi dei nostri cittadini e non le diavolerie o le mistificazioni europee e in questo senso abbiamo agito” ha scandito una volta Roberto Calderoli, ministro leghista della semplificazione. Semplificazione forse ottenuta accantonando qualche sanzione.

Per Calderoli dunque l’Europa è sinonimo di diavolerie. Parola tutto sommato neanche eccessiva considerato che il leader leghista arrivò ad assimilare l’europeismo allo stalinismo. Il ministro dell’economia Giulio Tremonti, da sempre con il dito puntato contro le troppe regole europee, è convinto che certe disposizioni dell’Unione come quelle per la sicurezza del lavoro non sarebbero concepite nel modo migliore e sarebbero paradossali per la «piccola minima individuale impresa». La sua insofferenza verso l’euro è storia. Come le dimissioni all’inizio del 2002 di Renato Ruggiero da ministro degli esteri provocate proprio dalla freddezza nel governo di Silvio Berlusconi per l’arrivo dell’euro.

Adesso chi volta le spalle all’Europa (in particolare con i mancati pagamenti delle multe per le quote latte) lamenta che l’Europa volterebbe le spalle all’Italia (in materia di immigrazione). Ma l’Italia ha bisogno di più Europa. Credendoci. E rispettandola. Anche pagando le multe, quando purtroppo meritate.