così nel circolo culturale di Oristano con un nome che invita alla leggerezza: “The Simpsons”. Come quello dei protagonisti delle storie animate americane. Uno dei “Simpsons” è disegnato anche nell’insegna sopra l’ingresso. In realtà quel nome è beffardo, secondo la guardia di finanza e la squadra mobile della questura.

Nel locale, in via Busonera, i finanzieri e i poliziotti infatti non hanno trovato libri, pellicole d’autore o tracce di appassionati dibattiti intellettuali. Qui si beve, si ride e ci sono ragazze sorridenti e soprattutto molto cordiali perché il circolo secondo la denuncia di militari e agenti è in realtà un night club. Un night club molto frequentato e quindi con un bel giro d’affari tanto da avere 25 dipendenti. Tutti in nero: dai baristi ai camerieri e alle entreneuse. Sempre stando alle accuse di polizia e finanza, tra il 2008 e il 2010 il finto circolo (trucco diventato molto diffuso in pochi anni per sfruttare le agevolazioni previste agli organismi senza fini di lucro) non sono stati dichiarati al fisco redditi per mezzo milione di euro.

La scoperta dei 25 lavoratori in nero a Oristano è uno dei tantissimi casi di controlli efficienti contro gli abusi. Ma, a dispetto dei due milioni 959 mila lavoratori irregolari stimati dall’Istat, i controlli continuano a diminuire. Lo rivelano i dati ufficiali. Il numero delle aziende ispezionate in materia di lavoro e previdenza, in base al “Rapporto annuale sull’attività di vigilanza” predisposto dal ministero del lavoro per il 2011, si è contratto del 6,8% rispetto al 2010. E addirittura del 22,5% nei confronti del 2008.

Un vero e proprio crollo reso noto dalla direzione generale per l’attività ispettiva. In dettaglio, le ispezioni compiute direttamente dal ministero con il proprio personale sono diminuite in misura quasi impercettibile nel 2011 (-0,1%) ma dopo essere precipitate nei due anni precedenti. Quelle effettuate dall’Inps sono calate in soli dodici mesi del 16,4%. Quelle dell’Inail del 13,8%. L’Enpals, con numeri minori, registra un forte aumento nel 2011 e un calo dal 2008.

Elsa Fornero è ministro del lavoro (nel governo di Mario Monti) dal 16 novembre 2011. Perciò questi dati sono in pratica estranei alla sua gestione e devono essere riferiti alla stagione cominciata con le elezioni del 2008, con Silvio Berlusconi presidente del consiglio e Maurizio Sacconi ministro. Tuttavia, mentre il parlamento è chiamato a pronunciarsi sulla sua discussa riforma del mercato del lavoro, la Fornero deve rispondere a una domanda: è il momento di invertire la tendenza dando la direttiva di incrementare i controlli per contrastare lo scandalo del lavoro nero?

Sicuramente non è semplice modificare piani fissati da tempo e l’organizzazione dell’attività. Ma sarebbe in linea con la riforma del mercato del lavoro che dovrebbe combattere gli abusi con i quali è alimentato il precariato. La prevista lotta alle finte partite iva (lavoratori dipendenti trattati come autonomi aggirando le regole) potrebbe essere efficace con scarsi controlli?

Un paese sereno non può certo vivere di ispezioni sistematiche. Ma lo stesso documento della direzione generale per l’attività ispettiva fa sapere che i risultati arrivano quando ci si muove: ben il 61% delle aziende sottoposte a verifiche risultano avere rapporti di lavoro irregolari o totalmente in nero e che “l’azione ispettiva è comunque suscettibile di miglioramenti”.

Il Rapporto spiega inoltre che, con le disposizioni introdotte con il provvedimento noto come “collegato lavoro”, dal 24 novembre 2010 il lavoro nero è “sanzionabile nelle sole ipotesi di lavoro subordinato” mentre non è più punibile per gli autonomi. E’ un altro punto su cui il ministro Fornero deve manifestare i propri orientamenti: è giusto conservare la norma che limita al lavoro dipendente le sanzioni per il nero?

Con parole molto misurate, il Rapporto evidenzia poi che sono pochi gli uomini schierati in campo per contrastare le irregolarità: “L’evidente sproporzione tra numero di risorse ispettive impiegate (3.300 unità + 423 militari dell’Arma dei Carabinieri) e aziende sottoposte a verifica (oltre 2 milioni di aziende con dipendenti a cui vanno aggiunti gli autonomi) comporta necessariamente l’impossibilità di controllo <a tappeto>”.

Un controllo a tappeto sarebbe indubbiamente eccessivo, ma il ministro Fornero forse potrebbe dire qualcosa alla sua direzione per l’attività ispettiva: è il caso di rafforzare la squadra? Le assunzioni avrebbero un costo elevato, ma i positivi risultati delle verifiche fanno intravedere la possibilità di recuperare contributi e tasse evasi in misura superiore a vantaggio dei conti pubblici oltre che della giustizia.

Fra l’altro il Rapporto fa presente che il calo delle violazioni accertate alle regole di sicurezza sul lavoro è dovuto anche “alla diminuzione delle risorse ispettive con profilo tecnico, la cui assunzione è stata negli anni effettuata in percentuale di gran lunga inferiore rispetto agli ispettori del lavoro <amministrativi>, in ragione delle limitate competenze in tale ambito”. Nell’Italia dove si muore così tanto sul lavoro il tema è tutt’altro che secondario: il ministro pensa di accrescere il personale impegnato a prevenire gli infortuni sul lavoro? Si guarderà solo alle piccole inadempienze amministrative o si punterà a garantire più sicurezza con accertamenti sofisticati?

Proprio mentre è in cammino la travagliata riforma del mercato del lavoro, Elsa Fornero deve dunque rispondere ad alcune domande in materia di nero e irregolarità che nascono dal Rapporto sulle ispezioni del ministero da lei guidato. Meno controlli o più? Meno sanzioni o più? Più uomini per la legalità? Più uomini per la sicurezza?