torino museo egizio

Ebbene sì. Esiste anche la casta dei precari. O, per essere più precisi, la casta dei prof precari. Anche loro godono di trattamenti particolari e di regole cucite su misure. Insomma sanno bene cosa sia un privilegio. Per esempio, per poter ammirare mummie e sarcofaghi del Museo Egizio a Torino, gli insegnanti privi di contratti stabili pagano l’ingresso di più rispetto ai colleghi che non hanno il patema d’animo del rinnovo dell’incarico.

Questa imprevedibile condizione di così particolare favore è annunciata da un cartello ben in vista sulla biglietteria del Museo Egizio. Si legge infatti che agli “insegnanti a tempo indeterminato” è concesso il biglietto ridotto del costo di tre euro e mezzo. Tutti gli altri insegnanti, invece, pagano poco più del doppio: i prof a tempo determinato, quindi i precari ovvero quelli che non hanno la certezza di proseguire il loro compito, devono infatti tirar fuori sette euro e mezzo.

E questo accade, a sorpresa, in una città come Torino, molto attenta alla cura e alla gestione del proprio patrimonio culturale e impegnata ad agevolare le visite ai palazzi storici, ai musei e alle fondazioni artistiche con abbonamenti di varia durata.

Gli insegnanti stranieri, comunque, sono trattati tutti allo stesso modo: nella traduzione inglese il biglietto ridotto è previsto per tutti i “teachers” senza distinzioni. Evidentemente i precari sono un vanto italiano.

Finora non risulta che le mummie si siano rivoltate nei sarcofaghi per protestare contro il prezzo più alto chiesto a una parte dei prof. Può darsi, tuttavia, che prima o poi una di loro si svegli e chieda come mai il biglietto degli insegnanti a tempo indeterminato sia più economico. E perché mai una parte dei prof (i precari) paghi di più per mettere piede proprio in un luogo della cultura.


 


 

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