Nel Salone Dantesco della Biblioteca Classense a Ravenna, apertura della “Notte per Dante” con il libro di Roberto Ippolito “Delitto Neruda” (Chiarelettere)

Con un evento speciale sold out (e una lunga lista d’attesa impossibile da soddisfare) nel Salone Dantesco della Biblioteca Classense a Ravenna, l’apertura della manifestazione andata avanti fino a tarda ora. Sabato 17 ottobre 2020 l’incontro ideale fra i due poeti che hanno conosciuto l’esilio: Pablo Neruda, le cui cause della fine avvenuta nel 1973 sono ricostruite nel libro pubblicato da Chiarelettere, e Dante, del quale si avvicinano le celebrazioni per la ricorrenza nel 2021 della morte 700 anni fa. Dialogo con lo scrittore e organizzatore culturale Matteo Cavezzali; poesie lette da Viola Casadei e Antonio Maiani; al violoncello elettrico Jenny Burnazzi e al sassofono Andrea Carella. Intervento dell’assessore comunale alla cultura Elsa Signorino. Con la presentazione di “Delitto Neruda” anche il via alla rassegna letteraria “Il Tempo Ritrovato”, in programma alla Biblioteca Classense, curata da Matteo Cavezzali e organizzata da ScrittuRa festival con il contributo dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Ravenna e della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna. Con la collaborazione della libreria Dante.

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La scheda del libro di Roberto Ippolito “Delitto Neruda” (Chiarelettere)

Cile, 11 settembre 1973, l’instaurazione della dittatura militare di Pinochet, la fine di un sogno. Le case di Pablo Neruda devastate, i suoi libri incendiati nei falò per le strade. Ovunque terrore e morte. Anche la poesia è considerata sovversiva. A dodici giorni dal golpe che depone l’amico Allende, il premio Nobel per la letteratura 1971, il poeta dell’amore e dell’impegno civile, amato nel mondo intero, muore nella Clinica Santa María di Santiago. La stessa in cui, anni dopo, morirà avvelenato anche l’ex presidente Frei Montalva, oppositore del regime. Il decesso di Neruda avviene alla vigilia della sua partenza per il Messico, ufficialmente per un cancro alla prostata. Ma la cartella clinica è scomparsa, manca l’autopsia, il certificato di morte è sicuramente falso.

Ippolito ha raccolto le prove sostenibili, gli indizi e il movente della fine non naturale di Neruda, sulla scorta dell’inchiesta giudiziaria volta ad accertare l’ipotesi di omicidio, e per questo contrastata in ogni modo da nostalgici e negazionisti. Per la sua drammatica ricostruzione, l’autore si è avvalso di una vasta documentazione proveniente dalle fonti più disparate: archivi, perizie scientifiche, testimonianze, giornali cartacei e on-line, radio, televisioni, blog, libri, in Cile, Spagna, Brasile, Messico, Perù, Stati Uniti, Germania, Regno Unito e Italia.

Il libro è scritto con il rigore dell’inchiesta e lo stile di un thriller mozzafiato. Protagonista, una figura simbolo della lotta per la libertà, non solo in Cile, vittima al pari di García Lorca, suo grande amico e illustre poeta, ucciso dal regime franchista.

La fascetta

“Il mondo deve sapere la verità sulla morte di mio zio Pablo”

Rodolfo Reyes, nipote di Pablo Neruda

Dalla copertina

“Chi uccide un poeta uccide la libertà. Roberto Ippolito firma un’inchiesta stringente e appassionante sulla misteriosa morte di Pablo Neruda”

Giancarlo De Cataldo

 “Ippolito raccoglie i fatti e li processa, li ricompone, li inchioda. Sembra di essere davanti a una fedele applicazione del principio pasoliniano del sapere fondato sulla ricerca intellettuale. Solo che qui ci sono anche le prove”.

Diego De Silva

Dall’ultima di copertina

– Cerchi pure, capitano! Qui c’è una sola cosa pericolosa per voi.

– Cosa?

– La poesia!

Pablo Neruda a un ufficiale durante la perquisizione a Isla Negra, tre giorni dopo il colpo di stato del 1973